MAL DI SCHIENA: I BENEFICI DELL’ESERCIZIO E DEL MOVIMENTO SUL DOLORE
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La lombalgia, termine che fa riferimento al dolore localizzato a carico del tratto lombare della colonna, rappresenta il primo disturbo muscoloscheletrico e la seconda patologia a livello mondiale. Ogni persona, almeno una volta nella vita, va incontro ad un episodio di mal di schiena, con durata, sintomi ed intensità dei sintomi che possono variare e che sono influenzati da diversi elementi. Il di soggetti con lombalgia si verifica nella fascia di età 30-50 anni, con notevoli costi economici in termini di spese sanitarie (visite mediche, esami diagnostici, trattamento) e assenteismo dal lavoro.
La classificazione della lombalgia si basa sulla durata dei sintomi, identificando tre tipologie:
- lombalgia acuta: sintomi che durano 4 settimane
- lombalgia subacuta: sintomi che durano tra le 4 settimane e i 3 mesi
- lombalgia cronica: sintomi che durano oltre i 3 mesi
Dalla letteratura scientifica sappiamo che nella maggior parte dei casi, ovvero nel 85-90% delle condizioni dolorose, il mal di schiena è di tipo aspecifico, ovvero alla base dei sintomi non c’è una causa definita alla quale attribuire con precisione il dolore. Molti studi scientifici, a questo proposito, hanno messo in evidenza come le classiche indagini diagnostiche come la radiografia o la risonanza magnetica non sono utili nel migliorare l’inquadramento del paziente, in quanto mettono in evidenza dei risultati estremamente comuni nella popolazione: l’artrosi, l’ernia del disco, l’ispessimento dei legamenti vertebrali, ad esempio, non costituiscono una causa specifica di dolore, conclusione ottenuta dal fatto che questi elementi sono stati rilevati sia nei soggetti con dolore sia (soprattutto) in quelli senza dolore. Le indagini strumentali diventano invece importanti in quelle situazioni che fanno sospettare la presenza di un problema più specifico alla base dei sintomi dolorosi, come ad esempio una frattura, un’instabilità vertebrale di grado elevato, una patologia renale, del pancreas, un aneurisma dissecante dell’aorta oppure un tumore. Queste patologie rappresentano comunque il 10% circa delle situazioni di mal di schiena.
I sintomi tipici di questo disturbo sono dolore, che può essere localizzato “a fascia” a carico di tutta la zona lombare, oppure essere localizzato soltanto da un lato o in una parte più ristretta. A questo solitamente si aggiunge una sensazione di tensione avvertita in alcuni movimenti. Qualcuno di questi può accentuare il dolore, solitamente piegarsi in avanti ed andare in estensione. Nelle fasi iniziali il dolore può essere continuo nell’arco delle 24 ore e può disturbare il sonno. Inoltre, può disturbare il normale svolgimento dell’attività lavorativa così come dell’attività sportiva o degli hobby. Anche il mantenimento di una stessa posizione prolungata nel tempo, ad esempio stare seduti oppure in piedi per molto tempo, possono accentuare i sintomi dolorosi. Questo porta ad un comportamento scorretto che il soggetto con mal di schiena mette in atto per non sentire dolore, ovvero riposare a letto, muoversi il meno possibile ed evitare tutti quei movimento che causano dolore. Questo è dato da false credenze che portano a pensare che il dolore sia provocato da un danno alla schiena, che il movimento sia dannoso per la schiena (se sento dolore nel movimento vuol dire che sto facendo qualcosa di dannoso per la colonna e che la sto danneggiando ancora di più) e che quindi bisogna evitare di muoversi e di stare a riposo il più possibile. Tutto questo porta ad un peggioramento dei sintomi, in quanto favorisce lo sviluppo di un meccanismo che porta alla cronicizzazione del dolore.
IN CHE MODO L’ESERCIZIO E IL MOVIMENTO POSSONO PORTARE BENEFICI IN TERMINI DI RIDUZIONE DEL DOLORE?
L’esercizio fisico, così come il movimento, non sono affatto dannosi per il mal di schiena, così come non sono dannosi per molti, se non tutti, i disturbi muscoloscheletrici. Al contrario, hanno molti effetti benefici che la letteratura scientifica ha evidenziato attraverso numerosi studi. Possiamo dividere gli effetti benefici in diverse categorie:
- effetti fisici: miglioramento della forza muscolare, aumento delle riserve di energia nelle fibre muscolari, miglioramento della contrazione muscolare che diventa più efficace e veloce, miglioramento della resistenza muscolare, apprendimento di nuove strategie di movimento che permettono di capire come muoversi non sia pericoloso né dannoso per la schiena, miglioramento dell’equilibrio e della coordinazione
- effetti psicologici: miglioramento del tono dell’umore, esposizione alla paura del movimento, esposizione alla paura del dolore, aumento della tolleranza al dolore, riduzione della paura del movimento, aumento della consapevolezza nei propri mezzi (ovvero di essere in grado di affrontare i sintomi dolorosi determinando una loro riduzione) e abbandono delle false credenze secondo le quali il movimento è dannoso
- effetti sul sistema nervoso: riduzione nella trasmissione degli impulsi nervosi che possono generare dolore, attivazione delle vie nervose che determinano una riduzione del dolore, rilascio di sostanze come le endorfine e gli endocannabinoidi che hanno la capacità di determinare una importante riduzione del dolore, rilascio di sostanze che contrastano l’infiammazione
Tutti questi effetti, quindi rappresentano una valida motivazione per l’utilizzo dell’esercizio per il trattamento dei soggetti con mal di schiena: l’obiettivo è quello di determinare una riduzione del dolore che sia stabile e duratura nel tempo.
